Di notte, tante notti.
Immagine pittorica
E del ruscello l’acqua
in calma ruente
quasi solida appare
sbalzata da mano maestra
e verniciata a smalto.
Riflessi bronzei dagli arbusti a riva.
Terrore che non si arrende
Uno sguardo terribile il tuo
ragazza afghana!
Terrore diffidenza istinto vitale
a formare
un grumo compatto
negli occhi di smeraldo.
Dura donna sarai
le illusioni capovolte in ossessioni persecutorie.
Senza parole dirai ai tuoi figli che tutto è guerra.
Accoglierai solo gli abbracci degli sguardi:
gli altri
potrebbero nascondere un pugnale.
L’uomo del silenzio
Il volto scavato e qualche dente in meno
Mi raccontò la mia vita di ieri
l’uomo del silenzio.
Riandava al nonno al bisnonno
e ad altri ancora.
La sua mia vita
si dipanava in me come vissuta.
Poi riprese a riannodar le reti
e in silenzio vivemmo insieme
il bianco e nero dei ricordi.
In città
La pioggia finita
evapora dall’asfalto
esalando miasmi.
Nella luce notturna
strisce d’acqua residue ad imitare
il mistero blu della notte.
Finge un sì il poeta pittore,
le scarpe inzaccherate,
sapendo di mentire.
Non sempre
Non sempre un’anima piegata
è inutilmente ripiegata.
Accade che il suo sia un inchino
alla bellezza attorno a sé.
da sempre io sono palisra
a prendermi il sangue gli sputi
di quelli che sono di parte
che solo le loro ragioni
pezzente di nobili origini
in me valida, socialmente nessuno
bramata da opposte parti
a svellermi dalla mia essenza
io pace in mezzo alle guerre.
E ancora ritrovo il contesto
cambiati i parametri in parte
di quelli che sono i conflitti
io palo piantato ai confini
con braccia che urlano al vento
formando con esso una croce.
Palisra mi arrivan le bombe
e sento anche quelle inesplose
Davvero, mi sembra, è Il Peccato
sconoscere il proprio peccato
e appendere al palo di sputi
il figlio di un Dio che non c’è:
quei peroratori di pace.
PalIsra sparsi nel mondo
dai frutti di là da venire
se si riesce a vedervi
c’è solo pietà per l’idiota.
palisra
Pal-Isra
“Formalmente hai un piglio superiore , con i tuoi versi richiami S.Plath, per l’incalzare e l’eleganza e hai le carte per costruirti delle ali …
Sei sempre incalzante e ti esprimi con molta proprietà, senza cercare l’ostentazione.
Avrei voluto leggere parole che aprissero uno spiraglio di tepore, una speranza,una mentita felicità. Un’anima comunque non si vaglia in quattro parole e tu non lesini certo il suo impiego in poesia.
Anche i racconti sono briosi, come le vene di chi compie uno sforzo nella tensione di spirito e muscoli.”
Poeta
L’impossibilità di cantare la vita senza farne parte. È forse il senso più profondo dell’arte di Teresa Anna Rita De Salvatore, che con questi scritti si conferma poetessa e narratrice di emozioni. Dai piccoli e grandi fatti di cronaca, dagli sconvolgimenti mondiali fino alla discesa nell’intimo di personaggi nominati o sconosciuti, Teresa riesce a tessere una rete di sentimenti e sensazioni che non si possono definire, come fa invece lei, con umiltà, “inutili a capo”, ma che ben rendono la difficoltà della parola di fronte alla grandezza dello stupore. Lo stupore della vita, dell’imprevisto e del conosciuto che si stravolge e si nasconde, oppure semplicemente si lascia osservare meglio, al di là dello scontato. Anche nei brevi racconti in prosa, realistici o surreali, le piccole cose di ogni giorno diventano improvvisamente importanti. E quelle apparentemente più grandi di noi, invece, scompaiono. Non scompare invece la voglia di leggere e conoscere Teresa, di sorridere e riflettere grazie alla sua autoironia e filosofia, entrambe ben espresse in una serie di aforismi nell’ultima parte del libro. Che ci si augura non sia l’ultimo.
Giornalista, Poeta, Scrittore
ALCMANE poesia di TARDES TERESA ANNARITA DE SALVATORE dalla voce di Alessandro Quasimodo.
Alessandro Quasimodo (Milano, 22 maggio 1939) è un attore, regista e poeta italiano, è figlio del poeta italiano Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura Italiana 1959, e della danzatrice Maria Cumani.
Arte e vita nel transito dei loro mutamenti accompagnano il viaggio che pare non aver fine…